giovedì 16 giugno 2011

Contro il privilegio dell'istruzione. Di Piero Calamandrei

Voglio riportare in questo post alcuni brani dell'ultimo libro che ho letto. Si tratta di "Per la scuola" (2° edizione 2011, Sellerio, Palermo) ed è una raccolta di alcuni interventi di Piero Calamandrei sulla scuola.
Li pubblico perchè credo che debbano far parte del bagaglio culturale di ogni cittadino italiano: si parla infatti di scuola, ma se si va a leggere nel profondo questi testi si possono trovare le basi della democrazia sostanziale. E una straordinaria attualità.

Piero Calamandrei (1889-1956), è stato giurista e uomo politico antifascista e dell'Italia repubblicana, padre Costituente. Un suo famoso intervento, in particolare, è tornato di grande attualità negli ultimi anni in seguito alle proteste nei confronti della riforma Gelmini.





Contro il privilegio dell'istruzione
Testo apparso sulla rivista "Il Ponte", II, 1 gennaio 1946.
... In realtà il sistema elettorale non è che uno strumento giuridico, cioè formale; perchè la democrazia si attui è necessario che tutti i componenti del popolo siano messi in condizione di sapersi servire di fatto dello strumento elettorale, per i fini sostanziali ai quali è preordinato.
I fini di un governo democratico, ..., saranno tanto meglio raggiunti quanto meglio da questa sua scelta usciranno eletti i più degni: cioè i più capaci, intellettualmente moralmente e tecnicamente, ad assumere nel popolo funzioni di governo. Ma per ottener ciò occorre non soltanto che gli elettori abbiano di fatto capacità di scegliere, cioè, di valutare comparativamente i meriti e le attitudini di coloro che stanno per esser chiamati a coprire i pubblici uffici, in modo da saper distinguere i più degni; ma occorre altresì che i più degni si trovino di fatto in condizione di essere scelti, cioè che veramente tutti i cittadini siano in condizione di rivelare e sviluppare le loro qualità sociali, in modo che la scelta, compiuta nell'ambito del popolo intero, possa rappresentare veramente la scoperta e la messa in valore degli elementi più idonei alla società.
Il problema della democrazia si pone dunque, prima di tutto, come un problema di istruzione.
... ma sopra tutto è indispensabile che a tutti i cittadini siano ugualmente accessibili le vie della cultura media e superiore, per far sì che i governanti siano veramente l'espressione più eletta di tutte le forze sociali, chiamate a raccolta da tutti i ceti e messe a concorso per arricchire e rinnovare senza posa il gruppo dirigente.
... Gli assolutismi teocratici o dittatoriali tanto più sicuramente si mantengono quanto più profonda e più generale è l'ignoranza dei sudditi;... Per questo negli ordinamenti democratici la scuola ha un valore non solo politico, ma si potrebbe dire costituzionale: ... trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere.
... Di tutti i privilegi che nella società capitalista la ricchezza conferisce agli abbienti, quello dell'istruzione è il più odioso: perchè per esso la ricchezza materiale, ..., diventa chiave indispensabile per aprire agli uomini le porte dello spirito: anche le consolazioni della scienza e della poesia, ..., anche la contemplazione dei sereni orizzonti della cultura, dinanzi ai quali soltanto l'uomo prende coscienza della sua dignità e della sua libertà, diventano privilegio degli abbienti: per i poveri la miseria del corpo porta in sé una condanna assai più dura, che è l'ignoranza, cioè la miseria dell'anima.
... Certo, anche all'Università possono oggi arrivare, sia pure in numero così esiguo, i figli dei poveri... Ma quando questo avviene, è il frutto di lunghi e oscuri sacrifici, abnegazione di certi genitori... ferrea volontà di certi giovani, che per comprarsi i libri da studiare la notte, sono disposti il giorno a servire nei più umili lavori manuali. Ma questi sono eroismi eccezionali: e non si può comprendere come si possa chiamare allo stesso modo fabbro della propria fortuna il figlio dei poveri che può arrivare alla cultura solo a prezzo di questi eroismi, e il figlio dei ricchi, che può considerare la laurea una specie di diploma di famiglia, trasmissibile di padre in figlio, come ornamento decorativo di una agiatezza che lo assiste e lo accompagna fin dalla culla, e che lo aiuta a spianargli tutti gli ostacoli, compreso il difetto di vocazione e perfino quello di intelligenza.
Così il monopolio della ricchezza porta fatalmente al monopolio della cultura e al ristagnare di essa in un cerchio chiuso di privilegiati, tra i quali il merito non entra più in conto.
... Viene a mancare così, di fatto se non di diritto, quel continuo ricambio sociale, quella circolazione delle élites, attraverso la quale si opera senza posa nelle vere democrazie il rinnovamento della classe politica dirigente, che non rimane una casta chiusa, ma costituisce veramente in ogni momento la espressione aperta e mutevole delle forze più giovani della società, confluenti da tutti i ceti a rinnovarla e a ravvivarla.
... Ma qui potrebbe obiettare qualche liberale puro che il vero genio si fa sempre strada anche in mezzo alla miseria... Questo è uno di quei luoghi comuni con cui le persone nate ricche cercano, per mettere in pace la propria coscienza, di chiudere gli occhi sulla verità; nella quale, di fronte a pochi eccezionali recuperi coi quali in tutti i tempi il merito è riuscito, per sola virtù propria, a vincere strenuamente la miseria, è regola ordinaria l'inesorabile strage di energie umane giornalmente compiute tra le classi più umili dalla fame, dalla fatica bestiale, dalle malattie del lavoro, unico vero privilegio di queste classi.
... Non sarà inutile ricordare che di questo liberlismo puro era seguace lo stesso Mussolini. Lo storico "diario" così riferisce, in data 8 aprile 1942, il suo pensiero: "Poichè qualcuno parlava dell'analfabetismo in alcune regioni d'Italia, Mussolini ha detto: "Del resto, anche se così fosse, che importanza avrebbe? Nel quattordicesimo secolo l'Italia era popolata di soli analfabeti, e ciò non ha impedito che fiorisse Dante"".
Come non può sussistere, là dove esiste di fatto questo privilegio economico dell'istruzione, vera democrazia, ..., così non può esistere, finchè resta quel pregio, una democrazia del lavoro, in cui i lavoratori intellettuali e manuali sentano sinceramente la loro unità e non siano tratti fatalmente a schierarsi l'uno contro l'altro, come due mondi distinti ed avversi.
... Contro questa tragica disuguaglianza qual rimedio potrà portare la società? Forse nessuno... E tuttavia si dovrà pur arrivare, presto o tardi, a un ordinamento sociale: in cui questa contrapposizione non sia più sentita come un'ingiustizia odiosa; e ciò potrà avvenire soltanto quando questa diversità di lavoro apparirà non più come conseguenza di una diversità di nascite, o di fortune, ma come il portato di una diversità di attitudini naturali, in ossequio alle quali ogni lavoratore possa raggiungere quel genere di occupazione che meglio risponda alle sue qualità ed ai suoi meriti.
... Vera democrazia del lavoro non potrà esservi se non quando i lavoratori manuali avranno la certezza che i loro figli, se la natura li farà nascere dotati di alte qualità intellettuali, non rimarranno incatenati al mestiere paterno; ma anche, viceversa, non potrà esservi se non quando ai padri colti non sembrerà irriverente ed offensiva l'idea che i loro figliuoli, se non avranno le qualità intellettuali necessarie per continuare la professione paterna, cerchino il loro posto più appropriato nel lavoro manuale, ad essi più confacente degli alti studi. Questo continuo ricambio sociale che è la vita stessa della democrazia, deve portare a considerare tutte le professioni, manuali e spirituali, come ugualmente rispondenti alla dignità morale della persona.
... Quel che si è detto finora mi par che basti a fare intendere qual portata debba avere in una democrazia il diritto all'istruzione.
... Questo sarà, nella nuova costituzione italiana, il più importante dei diritti di libertà: la scuola, fondamentale garanzia di liberazione sociale.
... Viene in mente la vita della vallisneria, di quella singolare pianticella palustre, radicata nel fondo degli stagni, che ... dal fondo limaccioso dove, in inverno, vegeta occulta, in primavera spinge attraverso l'acqua che la ricopre un sottile tentacolo a spira che continua a sgrovigliarsi fino a che non trova l'aria: e lì si affaccia e fiorisce. E tutta la superficie dello stagno appare allora, per chi la guardi dall'alto, come un continuo prato fiorito, fino al quale il popolo subacqueo, condannato a viver nel fondo, spinge i suoi vertici incaricati di reclamar per breve ora la sua parte di sole.


Difendiamo la scuola democratica
Discorso pronunciato al III congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, Roma, 11 febbraio 1950, pubblicato in "Scuola democratica", IV, suppl. al n. 2 del 20 marzo 1950.
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A 'quelle' scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: 1) ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. 2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. 3) Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

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