martedì 9 settembre 2008

Sicurezza sul lavoro... una chimera??


Vedi altre foto di questo ponteggio su Flickr

Si parla tanto in questi giorni del film sulla tragedia Thyssen. Non mi interessa qui discutere sulla pellicola, quanto sul tema di fondo: la sicurezza sul lavoro.
Milletrecento morti all'anno per incidente sul lavoro sono troppi, troppissimi per un paese che si definisce "civile".

Eppure ogni volta che si aggiunge un nome alla lista nera dei cadaveri da lavoro ecco i soliti proclami della classe politica e imprenditoriale: basta, è stato l'ultimo, le cose devono cambiare, bisogna dare un giro di vite normativo e bla, bla bla. Tempo due giorni che il clamore si abbassa e tutto è dimenticato.
Ma questa gente c'è mai stata in un cantiere??? Lo sa che le leggi ci sono già? Lo sa che la sicurezza è una questione soprattutto culturale e che è proprio il lavoratore che se ne deve rendere conto, perchè è lui che ci rimette la pelle?
E' un tema talmente complesso e vasto che un solo post non può bastare. Ci tornerò sopra.
Intanto vi lascio questa foto che esprime bene il concetto della responsabilità: vedete quattro assi di legno incrociate a due a due.
Le prime due sono poggiate da un lato sul cestello di una navicella lavavetri (di quelle che si vedono nei film dove gli operai lavano centinaia di vetri all'esterno dei palazzoni) e dall'altro lato su quattro rotoli di guaina impermeabilizzante; sopra queste due assi ci sono le altre due che poggiano da un lato proprio solo sulle due assi di sotto e dall'altro sul parapetto del palazzo (ad una altezza di circa 23m da terra).
Io che seguo quel cantiere come direzione lavori, quando ho visto quella sottospecie di ponteggio, ho detto al responsabile tecnico dell'impresa che se non avesse rimosso subito quella cosa gli avrei chiuso il cantiere. Lui è cascato dalle nuvole: quale ponteggio, non c'è nessuno ponteggio!
Si è capito poi che anche lui era all'oscuro della cosa e che era stata un'iniziativa di alcuni suoi operai che avevano bisogno di tinteggiare un pezzettino di muro ad altezza superiore ai 2,5m e che avrebbero perso troppo tempo a montarsi il trabattello regolare.
Capito? A fare delle "furbate" del genere una volta ti va bene, la seconda magari pure, ma prima o poi ti scappa l'incidente o, peggio, ci rimani secco. Per questo dico che è una questione di responsabilità personale del lavoratore, prima di tutto il resto.

PS nella colonna di destra trovate il box con tre foto caricate su Flickr che rendono bene l'idea di come è stato realizzato questo "ponteggio"

2 commenti:

  1. la sicurezza sul lavoro è anche una questione di cultura, ma è in primo luogo una questione di costi. E con costi, si devono intendere non solo le spese per le misure tecniche, organizzative e procedurali, ma anche le "energie mentali" da dedicare al problema (impegno che alla fin fine ci fa solo bene contribuendo a tenere giovane il nostro cervello)
    Cultura: occorre che chi si occupa di sicurezza sul lavoro si interroghi sui perché (perché devo fare questo, perché è successo quell'infortunio, perché quel/quei lavoratore/i ha fatto quell'operazione, ecc.
    Senza andare avanti a lungo ... possiamo semplicemente ricordarci che in un infortunio, l'infortunato è la vittima. In molti anni non ho mai trovato un'altra prospettiva che aiuta a fare ragionamenti utili
    All'indirizzo che segue potete fare una lettura che in breve diventa noiosissima, ma proprio la noia potrà illuminarvi sul tema (se ne avete bisogno e voglia...)
    http://www.filleacgil.it/infortuni_mortali_2007.htm
    Ciao
    Carlo

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  2. Innanzitutto chiariamo bene: quando parliamo di sicurezza sul lavoro parliamo di ex Dlgs 626/94; quanto parliamo di sicurezza nei cantieri di lavoro parliamo di ex Dlgs 494/96. Che sono le classiche due facce della stessa medaglia, la sicurezza dei lavoratori, sia che si tratti di chi costruisce un palazzo, sia che si tratti di chi poi dovrà attuare procedure sicure sul posto di lavoro dentro quel palazzo. Per la cronaca ora le due leggi sono state unificate in un'unica legge, il Dlgs n. 81/08.
    Sui costi: le energie mentali sono ampiamente riconosciute! Io qui parlo da amministratore pubblico, quindi per il campo dei lavori pubblici. Ogni volta che c'è un cantiere nuovo c'è l'obbligo di nominare una figura professionale, il coordinatore della sicurezza, che si occupa proprio di "usare il cervello" per prevedere tutti i possibili rischi a cui il lavoratore va incontro. All'impresa vengono anche riconosciuti dei costi, quindi pagati dei soldi, che derivano da eventuali oneri di sicurezza che si dovesse accollare. Questi soldi che vengono dati alle imprese, per legge, non sono soggetti al ribasso di gara (proprio per evitare speculazioni).
    Ma poi che succede? Nella maggior parte dei casi, se non c'è un controllo costante e pressante dell'amministrazione, quei soldi le imprese se li mettono in tasca senza far corrispondere a quel vil danaro gli apprestamenti necessari a salvaguardare la sicurezza dei lavoratori. Basta guardare la foto del post: il trabattello a norma è stato pagato all'impresa, e lo usa perchè almeno 10 volte il coordinatore della sicurezza ed il sottoscritto gli hanno fatto smontare dei ponteggi traballanti e fermato le lavorazioni che stavano facendo finchè non avessero usato quel trabattello. Ma poi un giorno arrivo in cantiere e vedo quella cosa... è per quello che parlo di questione culturale, prima ancora che di costi, proprio perchè, come giustamente diceva Carlo, in un infortunio, l'infortunato è la vittima. E ogni lavoratore ha il diritto di tornare alla sera a casa a riabbracciare i suoi cari. Io quel diritto glielo devo garantire, ma poi è un suo dovere rispettare prima di tutti se stesso.
    Comunque ci tornerò sopra, è un argomento troppo importante...

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