lunedì 28 febbraio 2011

Le maestre "pubbliche" non educano al bunga bunga.

"Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori" (Silvio Berlusconi, 26 febbraio 2011 - repubblica.it)

Lascio perdere ogni commento sulla rituale, patetica smentita del giorno dopo. Lascio altresì perdere ogni commento sul ministro della Pubblica Istruzione.

Vorrei però fare qualche ragionamento su quelle parole perchè mi chiamano in causa, da diversi punti di vista.
Come presidente del consiglio di circolo di una scuola pubblica non me la sento di tacere di fronte all'insulto che B. ha rivolto agli insegnanti ("insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori").
Per questo ho mandato una mail a tutti i componendi del cdc per capire se è il caso di prendere, come consiglio, una posizione ufficiale.
E sempre per questo ho mandato al presidente di Circoscrizione una mail con la richiesta ufficiale, sottoscritta da altri presidenti di istituto, di convocare una riunione della Consulta interscolastica della C.2 per capire se si riesce a trovare una posizione comune da parte delle scuole del territorio.

Oltre alla posizione istituzionale, mi sento chiamato in causa anche come papà che ha scelto di mandare i propri figli alla scuola pubblica perchè proprio in quanto pubblica (cioè di tutti) mi garantisce quella libertà di cui tanto si riempie la bocca il premier.
A quali principi si riferisca B. non è dato di sapere. Di sicuro, a giudicare dalle recenti cronache dei giornali, se i principi sono quelli che lui mette in pratica da quasi venti anni a questa parte, allora sono fiero che la scuola pubblica insegni ai miei bambini dei principi contrari.

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