Ieri è ricominciata la scuola per la maggior parte degli alunni piemontesi. L'anno terzo dell'era Gelmini, che definisce la sua riforma "all'insegna della chiarezza e della modernità".
Contenta lei.
E allora vediamola un pò dall'interno, questa benedetta scuola (con riferimento soprattutto alla primaria, le ex elementari, per la quale sono più preparato).
Maestro unico.
Nel 2008, la ministra aveva debuttato con la trovata del maestro unico come modello educativo di riferimento. E questa cosa era piaciuta anche a molti genitori, i quali ricordavano come si erano trovati bene, ai loro tempi, con un solo maestro.
Poi qualcuno deve aver suggerito alla Gelmini che era impossibile passare, di colpo, da due maestri per classe a uno solo. Lei non ci era arrivata da sola. Allora aveva virato sul maestro "prevalente", come già aveva fatto la Moratti qualche anno prima: il maestro che ha la classe per più ore (generalmente quello che fa italiano).
Benissimo, allora facciamo due conti.
La settimana scolastica è formata da 40 ore (il tempo pieno) compresa la mensa, che nel modello educativo pre-Gelmini viene considerata come un'occasione formativa.
Ogni maestra ha 24 ore di contratto, di cui 22 dedicate all'insegnamento e 2 alla programmazione. La nostra maestra di italiano, la prevalente, ha quindi 22 ore in classe. E le altre 18?
Le fa una seconda maestra. Semplice.
Già, ma questa seconda maestra dovrà pur fare 22 ore in classe anche lei, no? Quindi le 4 ore restanti le fa in un'altra classe. E se non riesce a farle tutte e 4 in una sola classe allora ne farà 2 in una e 2 in un 'altra.
Ora si tratterebbe di addentrarsi in calcoli complicatissimi che solo i dirigenti scolastici riescono a fare. Ma quello che emerge è chiaro: in un caso estremo ci potrebbero essere delle classi che si ritrovano una maestra per 22 ore e altre 9 maestre per 2 ore ciascuna a coprire le rimanenti 18. Totale 10 maestre.
Alla faccia del maestro unico.
Tempo pieno.
Chiaramente con un unico maestro non era possibile chiamare "tempo pieno" le 40 ore. Così l'avvocato di Brescia (abilitata a Reggio Calabria perchè lei è una paladina della meritocrazia) titolare dell'Istruzione aveva stabilito che il modello di riferimento erano le 24 ore settimanali.
Per tutto l'anno successivo aveva fatto tanto di pubblicizzazione ai modelli a 24 e 27 ore come di una nuova frontiera dell'istruzione: di colpo, i bambini, in 24 ore avrebbero imparato tutto quello che fino al giorno prima imparavano in 40!
"E vedrete che la maggior parte dei genitori sceglierà i modelli a 24 e 27 ore!" (Gelmini dixit).
Al termine delle iscrizioni, però, si era dimenticata di comunicare i dati: il totale di iscrizioni ai modelli a 24 e 27 ore era stato scelto dal 7% delle famiglie italiane, contro il 93% delle famiglie che avevano scelto i modelli a 30 o 40 ore.
Un plebiscito!
E come garantire un tempo pieno nel vero senso del termine con la contemporanea abolizione delle compresenze? Le compresenze erano delle ore che le interclassi sfruttavano per realizzare dei laboratori, delle uscite didattiche, delle attività extra-curricolari che risultavano spesso fondamentali per la crescita formativa dei bambini. Derivavano dal fatto che 22 ore di una maestra più 22 ore dell'altra fanno 44. Quindi per 4 ore le due maestre si accavallavano in classe o comunque si gestivano con le altre classi della stessa età, unendole e scorporandole in piccoli gruppi.
Erano uno dei punti di forza, di qualità della scuola.
Ma Gel-mani-di-forbice ha tagliato via tutto. Ora queste cose non si riescono più a fare, se non in rari casi e comunque con grossi sacrifici da parte delle maestre.
Un plebiscito!
E come garantire un tempo pieno nel vero senso del termine con la contemporanea abolizione delle compresenze? Le compresenze erano delle ore che le interclassi sfruttavano per realizzare dei laboratori, delle uscite didattiche, delle attività extra-curricolari che risultavano spesso fondamentali per la crescita formativa dei bambini. Derivavano dal fatto che 22 ore di una maestra più 22 ore dell'altra fanno 44. Quindi per 4 ore le due maestre si accavallavano in classe o comunque si gestivano con le altre classi della stessa età, unendole e scorporandole in piccoli gruppi.
Erano uno dei punti di forza, di qualità della scuola.
Ma Gel-mani-di-forbice ha tagliato via tutto. Ora queste cose non si riescono più a fare, se non in rari casi e comunque con grossi sacrifici da parte delle maestre.
Tagli di personale.
Tutto questo impoverimento va visto anche alla luce dei tagli di personale, docente e ausiliario: 130.000 persone in tre anni; solo quest'anno circa 2000 in Piemonte.
Alla scuola Mazzarello (stiamo parlando di 450 bambini), sono stati tolti due insegnanti. E il personale ausiliario (i bidelli di una volta) sarà composto da tre persone su tutta la scuola.
Sapete cosa significa? Che tre ATA dovranno correre come pazzi da una classe all'altra per accompagnare i più piccoli a fare la pipì (e magari anche cambiarli perchè se la sono fatta addosso), portare le merende alle classi, consegnare le circolari, ecc... E' vero che risparmieranno perchè non dovranno più andare in palestra, ma in compenso avranno bisogno di sostegno psicologico: lavorare in queste condizioni fa andare fuori di testa!!!
Ultima chicca (anche se ce ne sarebbero tante altre). Il numero di alunni per classe.
La nostra beneamata ministra ha stabilito che nelle classi delle scuole primarie si potrà arrivare fino a 27 alunni e che le regole di prevenzione incendi, le quali stabiliscono in 25 alunni il numero massimo di bambini ammissibili in una classe, possono andare in deroga.
Tanto le scuole non sono mica fatiscenti... no no!
Infatti la Regione Piemonte, per il prossimo anno scolastico, non ha stanziato nemmeno un euro per la manutenzione degli edifici scolastici (si sa che le scuole padane sono un modello da seguire in tutto il mondo, in quanto a sicurezza, come ci insegna il tragico caso del liceo di Rivoli).
Tanto le scuole non sono mica fatiscenti... no no!
Infatti la Regione Piemonte, per il prossimo anno scolastico, non ha stanziato nemmeno un euro per la manutenzione degli edifici scolastici (si sa che le scuole padane sono un modello da seguire in tutto il mondo, in quanto a sicurezza, come ci insegna il tragico caso del liceo di Rivoli).
Per questi motivi (e tanti altri che non ho riportato), ieri, in molte scuole l'anno scolastico è iniziato nel segno della protesta, con alcune maestre che hanno osservato 5 minuti di silenzio in segno di lutto per la scuola pubblica.
Come genitore non posso che condividere la loro scelta: due anni fa, quando era iniziata la protesta nei confronti di questa riforma, c'era chi non aderiva perchè ci riteneva strumentalizzati politicamente.
Ma oggi, dopo che gli effetti della legge 169-2008 (la riforma Gelmini) si stanno toccando con mano, queste accuse cadono miseramente.
La scuola dell'era Gelmini non mi sembra una scuola pubblica di qualità, che guarda al futuro. Mi sembra un parcheggio che presto diventerà a pagamento.
E io non ci sto perchè voglio dare ai miei figli almeno la speranza di un futuro migliore. Mi unisco al coro silenzioso delle maestre e dico "BASTA!".
Sono con voi e dico "BASTA NON CI SONO PAROLE" da aggiungere....
RispondiEliminaMichela