venerdì 23 aprile 2010

Comunione ai divorziati: due pesi e due misure?

Ricevo da Agostino la lettera di don Paolo Farinella indirizzata al cardinal Bagnasco e al cardinal Bertone.

a
Sig. Cardinale Angelo Bagnasco
Arcivescovo di Genova e Presidente Cei
e
Sig. Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato Vaticano

OGGETTO: Comunione ai divorziati: due pesi e due misure?

Oggi domenica 3a di Pasqua, 18 aprile 2010, molti cristiani, tra cui alcuni divorziati mi informano che nei funerali di Raimondo Vianello celebrati il giorno 17 aprile 2010 a Milano e officiati da uno degli ausiliari di Milano, Silvio Berlusconi, attuale presidente del consiglio, non solo ha trasformato l'austerità della morte in uno show personale di bassa lega con tv attaccata alle sue calcagna, ma ha addirittura fatto la Comunione durante la Messa.

E' notorio che egli sia pluridivorziato, e quindi in uno stato non compatibile con la dottrina della Chiesa cattolica, quotidianamente affermata dai vescovi e dal papa. E' già la seconda volta che si fa vedere in pubblico a fare la Comunione, falsamente compunto e oscenamente mostrato dalle sue tv, programmate allo scopo.

Poiché è un uomo pubblico, malato di protagonismo eccentrico, egocentrico ed esclusivamente dedito al culto della sua persona, prefigurando lo scandalo che ne sarebbe emerso, i celebranti avevano l'obbligo di non dargli la Comunione, rimandandolo al suo posto e invitandolo a non trasformare la serietà della morte in uno spettacolo da circo.

Lo scandalo c'è stato e la nostra gente pensa che la regola severa della esclusione dai sacramenti che la gerarchia cattolica impone ai divorziati non valga per il potente Berlusconi, notorio frequentatore di prostitute e di minorenni e uomo senza scrupoli morali, corrotto e corruttore. Sembra che facendo la Comunione mentre si offre fintamente compunto alle sue tv, voglia essere un messaggio alle gerarchie cattoliche, quasi a dire: Io sono superiore a qualsiasi legge. Nessuno potrà mia giudicarmi perché "Io sono la legge": sono anche superiore alle leggi della Chiesa che io posso disattendere quando voglio.

Poiché lo scandalo si è compiuto in modo pubblico per scelta dell'interessato, che si è fatto seguire dalle sue tv, è urgente che il presidente della Cei e il segretario di Stato dicano chiaramente e apertamente, con nome e cognome che il sig. Berlusconi Silvio ha commesso un sacrilegio, accostandosi alla Comunione in quanto divorziato e in procinto di divorziare una seconda volta.

E' intollerabile che la sua sicumera e protervia arrivino a tanto, quasi facendo credere a tutti che egli è sciolto da ogni legge ecclesiastica così come provvede da solo a sciogliersi da ogni legge umana, facendosele approvare su misura. Il «bonum fidelium» esige una sconfessione pubblica e quest'uomo capace di ogni bassezza per suo tornaconto deve essere diffidato dal proseguire su questa strada pena la scomunica definitiva per disprezzo pubblico e ostentato della legge canonica.

Se la gerarchia cattolica non interviene subito, sarà giudicata dal popolo di Dio come connivente e complice di un immondo comportamento che si regge e si nutre dell'appoggio implicito ed esplicito di larga parte della gerarchia e dei cattolici organizzati che troppi interessi materiali hanno in combutta con un uomo che più di ogni altro ha degradato l'Italia e i «principi non negoziabili» ad un livello di bassezza inaudita.

Se l'etica non è un'opinione, vogliamo sentire i vescovi dissentire, altrimenti, come insegna la morale compresa dal nostro popolo «è tanto ladro chi ruba, quanto chi para il sacco».

In attesa di un riscontro, porgo distinti saluti.

Genova, 18 aprile 2010

Paolo Farinella, prete

Parrocchia di San Torpete - Genova

4 commenti:

  1. Per quanto suoni paradossale e antipatico, la posizione del premier è tornata "pulita" con il secondo divorzio: il secondo matrimonio lo escludeva dai sacramenti, il secondo divorzio ha annullato questa condizione. E, mi dice il parroco, se uno si presenta per fare la comunione il sacerdote non può negargliela, anche se la condizione di "scomunica" è nota al prete e alla comunità, e il sacerdote ha detto in precedenza al fedele che non può fare la comunione.

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  2. Grazie per l'info, Massimo. Mi sorge però un dubbio: il secondo divorzio ancora non c'è!!! Il premier è a tutti gli effetti ancora sposato con la signora Lario (non so se sia il suo nome d'arte o quello vero, ma almeno ci capiamo). O mi sono perso qualcosa?

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  3. Penso che il premier sia separato o che la relazione sia finita o che comunque non conviva più.
    Ciò che impedisce (moralmente) al fedele di fare la comunione è la condizione permanente/continuativa di peccato: proprio perchè è continuativa, si presume che non ci sia stato pentimento "concreto". Questa condizione continuativa può essere anche solo convivere (supponendo che non sia da fratello e sorella).
    Quindi per essere "riammesso" è sufficiente che smettere di convivere, o comunque fine alla condizione che gli impedisce di accostarsi al sacramento.
    Probabilmente il sacerdote ha l'obbligo di dare comunque la comunione perché non può sapere, né può indagare sul momento, se la persona si è appena pentita e ha appena posto fine alla condizione che gli impediva di fare la comunione.
    Rimane una questione morale del fedele (se non sei Berlusconi e vai in una chiesa dove non ti conoscono, nessuno sa se convivi o no, se sei "a posto" o no).

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  4. Grazie per le informazioni!!! Mi stupisce che don Farinella non abbia tenuto in considerazione questi fatti, ma credo che la sua lettera sia comunque un messaggio chiaro e forte.

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