lunedì 30 marzo 2009

Quanti rischi nella rinuncia al tempo pieno

Riporto un articolo tratto da lavoce.info sulla scuola.
Paola Profeta, una delle due autrici, è professore associato di Scienza delle Finanze presso l'Università Bocconi di Milano. In precedenza, ricercatore presso l’Università di Pavia, Post-doc fellow presso CORE, Université Catholique de Louvain, Assegnista di ricerca presso l’Università Bocconi.
Non è una frangia! Ergo, questo articolo non è di parte!!!

Ultima cosa: tenetevi liberi venerdi 15 maggio ore 20,45. Ci sarà un evento straordinario alla Cascina Roccafranca...

di Silvia Berzoni e Paola Profeta
Tra fine marzo e aprile si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola. Si capirà dunque qual è il futuro del tempo pieno, al di là del gran numero di famiglie che continua a sceglierlo. La riduzione di questo modello di organizzazione scolastica ha conseguenze importanti. Non solo il probabile peggioramento della qualità dell'insegnamento e una minore capacità di recupero degli svantaggi sociali. Ma anche un ostacolo all'occupazione femminile e un passo indietro nel percorso verso il superamento della divisione dei ruoli all'interno della famiglia.

In questo periodo è d’obbligo tornare a riflettere sul futuro della scuola materna e della scuola primaria e sulle conseguenze della riforma contenuta nel decreto legge Gelmini. Tra fine marzo e aprile infatti si decide il numero di insegnanti assegnati a ciascuna scuola. Da questo numero dipende il futuro del tempo pieno.


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3 commenti:

  1. Le coincidenze.....
    proprio questa mattina (30/03/2009), sul tram n.4, ho 'scorto' il titolo in prima pagina del quotidiano (passatemi la forzatura...) 'Leggo' di Torino: "TEMPO PIENO, PRIVATE BOOM. Scuola, netto l'incremento emerso dalle preiscrizioni.Decisiva la garanzia del 'prolungato'".
    Ora, passi che la testata non sia tra le più qualificate, passi che i titoli cercano sempre un pò di forzare i contenuti per attirare l'attenzione, ma tali previsioni erano state fatte in precedenza sia da quotidiani ben più 'quotati' che dai diretti interessati: genitori, direttori scolastici 'pubblici' e……, in primis, da governo e 'proprietari' delle scuole private.
    Non riesco a separare questa ‘piccola’ (si fa per dire) cosa da un pensiero più ampio, dove mi sembra che ci sia un costante continuo ed indiscriminato attacco e discredito dei servizi e delle strutture pubbliche, oltre che del loro personale; invece di cercare di migliorarlo, si tende a smantellarlo.
    Ma quanto ci costa tutto ciò?
    Chi ha la fortuna di non dover sborsare cifre considerevoli per poter avere un figlio con i ‘viaggi della fecondazione’ all’estero (http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/cronaca/viaggi-della-fecondazione/viaggi-della-fecondazione/viaggi-della-fecondazione.html - ognuno è libero di pensarla come vuole in proposito, ma riterrei giusto che una ‘scelta’ fosse possibile anche in Italia), probabilmente dovrà pagare cifre non indifferenti per un asilo nido privato (o baby sitter), perché impossibilitato a seguire personalmente il bambino durante tutta la giornata, a cui si aggiunge ora, appunto, anche la retta per la scuola primaria….. L’iscrizione alle scuole medie private non è ancora così automatico, ma quanti torneranno al pubblico dopo che il bambino si è inserito in una determinata struttura? (…e poi c’è ancora tempo…). Nel frattempo, all’estremo opposto della ‘scolarizzazione’, ci si prepara alla privatizzazione delle università mediante la loro costituzione in fondazioni, i cui costi di iscrizione (non certo insignificanti già oggi quelli delle facoltà pubbliche) dubito che tenderanno a diminuire. Chissà se poi per accedervi, magari a numero chiuso, si dovrà provenire da determinati istituti superiori qualificati (magari privati)? Mah?
    Forse, facendosi questi conti, avremmo più a cuore il servizio pubblico e pretenderemo con più forza che funzioni meglio, proprio per evitare che venga smantellato.

    Stefano

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  2. "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.
    Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A 'quelle' scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto, per rovinare le scuole di stato.
    Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
    Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."
    Questo diceva Calamandrei nel 1950... anche se sembra un discorso del 2009

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  3. ho controllato la bolletta dei rifiuti di torino ma non è menzionata l'iva

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